La nuova figura si occuperà di coordinare le sei zone scolastiche. Per numero di allievi (3’300), dopo Lugano, è il secondo Istituto più grande del cantone
L’Istituto scolastico di Bellinzona ha bisogno di un direttore generale. Una nuova figura che avrà il compito di coordinare le sei zone scolastiche presenti sul territorio e che permetterà di colmare una lacuna, dato che questo ruolo non è ancora stato assegnato da dopo l’aggregazione avvenuta sette anni fa. Un’assenza prolungata, concessa dal Cantone che aveva rilasciato una deroga alla Città, ma che verrà finalmente colmata.
In attesa che il Municipio si pronunci definitivamente sull’entrata in carica di un nuovo direttore generale già per la metà del 2025, rispettivamente sulla pubblicazione del relativo bando di concorso, abbiamo interpellato il capodicastero Educazione, cultura, giovani e socialità Renato Bison per capire che profilo dovrà avere e quale sarà il suo ruolo. «Questa nuova figura sarà un punto di riferimento per le scuole comunali e contribuirà a rendere il sistema scolastico più efficiente e coeso. È importante sottolineare il bisogno di uniformità tra tutte le sei zone scolastiche di Bellinzona, che fino ad alcuni anni fa facevano parte di Comuni distinti», evidenzia il municipale. «Negli ultimi tre anni, l’introduzione di vice direttori di zona ha rappresentato un passo significativo verso una gestione più coerente e coordinata delle scuole, ma il processo di unificazione e stabilizzazione sarà completato appunto con la nuova figura del direttore o direttrice generale», aggiunge. Attualmente i compiti che verranno assunti da questa nuova funzione sono parzialmente svolti dai direttori di zona, quindi con sostanziali differenze, e dal capodicastero Bison. «Questa figura dovrà quindi portare con sé un bagaglio molto importante in ambito scolastico ed educativo, ma anche una sensibilità politica, in modo da far convergere al meglio le esigenze di entrambe le parti facendo da trait d’union», rileva. Un compito non scontato, dato che, con circa 3’300 allievi (distribuiti tra scuole dell’infanzia ed elementari), 170 sezioni, circa 300 docenti e collaboratori e 35 sedi, l’Istituto scolastico di Bellinzona, dopo Lugano, è il secondo più grande del cantone per numero di allievi. «Questa persona ricoprirà quindi un ruolo molto importante ma anche impegnativo perché dovrà confrontarsi con sei direttori, più un responsabile amministrativo», aggiunge.
La sfida della conciliabilità lavoro-famiglia
Una sfida significativa per la Città, ma anche per tutto il cantone, è favorire la conciliabilità tra le esigenze lavorative dei genitori e i tempi scolastici. Un tema caldo, che impone una riflessione riguardo al sistema educativo nella prima infanzia e nei primi cicli scolastici. «Il Cantone dovrebbe tenere maggiormente conto delle necessità lavorative delle famiglie. Le risposte in questo ambito dovrebbero infatti arrivare principalmente dalle istituzioni sociali cantonali, più che dalle scuole comunali, che devono mantenere il loro focus sull’educazione e sulla crescita dei giovani», fa presente. «Dal canto nostro, quando risaniamo o edifichiamo un nuovo stabile scolastico inseriamo sempre degli spazi per servizi extrascolastici, nel caso del Ciossetto a Sementina e alle Scuole Nord di Bellinzona ci saranno infatti 60-80 posti nuovi. La Città è sensibile al tema e sfrutta ogni occasione per prevedere questi contenuti. Ma se non ci sono le premesse da parte del Cantone per un sostegno nella gestione, per noi è difficile disporre dei fondi e mezzi finanziari necessari». I centri extrascolastici sono strutture che offrono un’accoglienza collettiva diurna, con apertura prima delle lezioni, sul mezzogiorno, dopo la scuola, come anche durante le vacanze, a bambini che frequentano la scuola dell’obbligo e che non possono beneficiare dell’accudimento familiare per motivi lavorativi. «Tuttavia è fondamentale ricordare che la scuola non è un servizio a misura di famiglia, ma un’istituzione che deve rispettare e garantire un’educazione di qualità, condivisa per tutti gli allievi, e l’indipendenza operativa. Ciò significa che, nonostante le legittime esigenze delle famiglie, la scuola non può sempre piegarsi a richieste dettate da bisogni personali, seppur comprensibili. L’obiettivo resta la formazione e il benessere degli allievi all’interno di un quadro educativo strutturato e uniforme», tiene a evidenziare.
‘Non si risparmi sulla formazione’
L’onere netto a carico della Città per il settore scuole è di circa 23 milioni, in cui rientrano – oltre agli oneri salariali dei docenti e la formazione del personale – le attività di prevenzione, ilmateriale scolastico per gli allievi, le uscite di studio, l’organizzazione delle settimane fuori sede, il trasporto scolastico, la gestione delle biblioteche, il doposcuola, la gestione delle mense delle scuole infanzia e altro ancora. «Investire nell’educazione e nelle infrastrutture scolastiche significa contribuire al futuro della Città, migliorandone la qualità di vita e rafforzando i valori sociali. Proprio per questo ci tengo a dire che in caso di ristrettezze economiche non bisognerà tagliare fondi alle scuole. Non vogliamo indebolire la scuola che è il luogo dove nasce la futura società», fa presente Bison. «La formazione, la cultura, la solidarietà, la democrazia del sapere, l’accessibilità alla conoscenza, la fiducia nel futuro e nell’impegno sono valori assoluti da consegnare gratuitamente e come diritto costituzionale, alle generazioni presenti e future», conclude.
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