La poltrona di sindaco? Vedremo

cdt.ch 04.01.2024 di Alan Del Don

Elezioni comunali: a Bellinzona l'interesse è rivolto soprattutto al PLR che si presenterà senza il vicesindaco Simone Gianini - La presidente Silvia Gada: «Ma il terzo seggio non è a rischio»

Corriamo volentieri il rischio di essere smentiti, ma alle elezioni del 14 aprile a Bellinzona il principale fattore d’interesse sarà il risultato del PLR che si presenta «orfano» del vicesindaco Simone Gianini, il quale ha preferito concentrarsi sul Consiglio nazionale. In vista dell’assemblea di lunedì 15 gennaio, quando verranno svelate le liste per il Municipio ed il Consiglio comunale, abbiamo quindi interpellato la presidente sezionale Silvia Gada, in carica dalla scorsa primavera.

Presidente, andiamo dritti al sodo: la rinuncia a ricandidarsi del vicesindaco Simone Gianini, neoconsigliere nazionale, vi mette in difficoltà in vista delle imminenti elezioni comunali?
«Simone Gianini ha dato un grande contributo alla Città. Ha sempre preso sul serio i dossier, portandoli avanti in modo esemplare. Il sostegno trasversale ricevuto alle elezioni federali sta lì a dimostrarlo. È chiaro che una persona che dà tanto ed è profilata, quando decide, comprensibilmente, di non ricandidarsi, lascia un grande vuoto. D’altro canto, anche grazie alla sua elezione, la sezione si è compattata e siamo convinti di avere dei candidati validi, sia per il Municipio sia per il Legislativo, che riflettono tutti i circondari. Saranno liste forti con temi mirati da comunicare al meglio, in modo immediato. È poco utile avere ragione, infatti, se nessuno ti comprende. Non ritengo che il terzo seggio sia a rischio. Da suonatrice di violino sono convinta che abbiamo ancora un’ottima orchestra, così come dei bravi solisti. Questi ultimi devono essere chiari ed intonati di modo che il messaggio che vogliamo portare avanti venga recepito».

Da oltre 15 anni, dopo la rottura con Brenno Martignoni, il PLR non occupa più la poltrona di sindaco nella capitale. Dalla nascita della nuova Bellinzona avete rinunciato a sfidare Mario Branda nel 2017 con Andrea Bersani, mentre l’avete fatto nel 2021 con Simone Gianini subendo una netta sconfitta. Fra poco più di tre mesi tenterete il colpaccio con Fabio Käppeli oppure aspetterete il 2028, quando con ogni probabilità Branda non si ripresenterà?
«Il responso nel 2021 è stato più chiaro di quello che ci aspettavamo. Ma è stato giusto provarci, dopo così tanto tempo e soprattutto alla luce dei pochi voti che al primo turno avevano separato i due contendenti. Credo che sia stato piuttosto un voto per Branda che contro Gianini o il PLR. Fabio Käppeli, pur essendo ancora giovane, vanta già una straordinaria esperienza a livello politico. È competente, bravo a comunicare. Sono sicura che verrà brillantemente rieletto il 14 aprile. Per rispondere alla sua domanda, in ogni modo, ora come ora è prematuro affermare che rivendicheremo il sindacato. Valuteremo in base ai risultati. Io candidata al Municipio? Come avevo già chiarito sin dall’inizio da presidente no».

Una provocazione: all’ombra dei castelli, prima o poi, è ipotizzabile un’alleanza con Il Centro?
«Non abbiamo mai avuto discussioni in merito. Onestamente, al momento, non ne vedo la necessità. Ci sono, sì, dei punti in comune, ma altresì degli approcci diversi. Riferendosi a Bellinzona, la collaborazione in Municipio, in Consiglio comunale e nelle commissioni è buona, e tale rimarrà».

Subito dopo l’elezione di Simone Gianini in Consiglio nazionale lei ci aveva detto che quella campagna aveva portato molti fedelissimi liberali radicali a riavvicinarsi al partito. Per quali motivi si erano allontanati?
«Dopo l’aggregazione e la riorganizzazione del partito c’era la sensazione di non essere, per così dire, accolti ed ascoltati come in precedenza. Grazie alle Federali, e alla candidatura di Gianini che ha fatto da catalizzatore, ci siamo rimessi in rete. Ciò non significa essere tutti d’accordo, ma sentirsi di nuovo riconnessi a qualcosa di unitario e concreto».

Lei è stata sindaca di Sant’Antonio, oggi quartiere della nuova Città. Si fa abbastanza per gli ex Comuni?
«I quartieri cosiddetti periferici si sentono dimenticati, e di conseguenza sovente si lamentano di questa situazione. Secondo me è però piuttosto una lacuna di comunicazione e di interazione che di effettivo investimento sul territorio o di assenza di determinati servizi. C’è evidentemente ancora la necessità di rispondere alle esigenze dei quartieri, per farli diventare parte integrante della Bellinzona aggregata. Non è tuttavia sempre facile far passare il messaggio che la periferia, per definizione, non può avere tutti gli stessi servizi, allo stesso livello e alla stessa frequenza del centro. L’esempio più calzante è quello di AutoPostale. Spesso si dice che le corse per la Valle Morobbia non sono sempre piene. Vero, ma il servizio va comunque garantito. Bisogna insomma trovare il giusto equilibrio. Deve cambiare il principio: non cosa possiamo avere, ma cosa ci viene dato».

Non crede che finora ci sia stata una discrepanza fra i progetti strategici intesi a garantire lo sviluppo socioeconomico della capitale nei prossimi 20-30 anni, sui quali il Municipio si è focalizzato in modo importante e, per così dire, i «piccoli» progetti nei quartieri?
«Gli interventi nei quartieri non mancano. Il fatto è che si parla quasi esclusivamente dei grandi progetti; in questo modo è difficile creare entusiasmo per un’iniziativa che vedrà la luce solo fra decenni. L’obiettivo della nostra campagna in vista di aprile sarà proprio quello di riuscire a dare la giusta attenzione ai progetti faro, ma parallelamente di avere dei temi concreti che ci legano alla stretta attualità, dove il partito si identifica e ritiene di poter dare il suo contributo».

Parliamo ora di finanze della Città, e nella fattispecie della revisione della spesa. Si può fare di più per poter riequilibrare il prima possibile i conti?
«In questi anni è stato fatto un esercizio effettivo di valutazione della spesa, dei servizi, dei progetti e del personale. Non va negato che ci sia comunque una sorta di schizofrenia: da una parte si vuole spendere meno e dall’altra in quasi ogni seduta di Consiglio comunale c’è una proposta di investimento da parte dei partiti, magari giustificata, beninteso. È anche compito del Legislativo essere particolarmente vigile e non demandare questo compito solamente al Municipio. I preventivi sono giustamente cauti. Avere delle riserve è fondamentale, ce lo insegna il Cantone. Ogni intervento va calibrato».

Che voto dà all’aggregazione?
«Il processo non è ancora concluso. Non è facile trovare l’equilibrio. Non solo la periferia deve sentirsi legata al centro, ma anche viceversa. Va consolidata l’identità di sentirsi tutti bellinzonesi. La mia valutazione è un ‘discreto’, proprio perché il Comune funziona e i progetti stanno procedendo».